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Ciao Tiziano, riflessioni molto interessanti, credo che tu abbia toccato un tasto fondamentale: l'importanza del committente/cliente. Raramente prendo posizione, giudico o commento lavori fatti da altre agenzie, soprattutto non lo faccio se devo criticare e basta. Questo proprio perché so quanto conta l'ingerenza di un cliente sull'output finale.

Non voglio giudicare neanche questa volta il lavoro fatto da Testa; perché di certo io — direttore creativo di una piccola agenzia di provincia — credo di poter insegnare poco a una delle agenzie più importanti d'Italia e inoltre perché il committente pesa e pesa molto. Il punto è che noi che lavoriamo in agenzie, uffici marketing etc. troppo spesso ce ne dimentichiamo, ma bisogna anche vedere da dove arrivano le critiche. Nel nostro mondo c'è ancora molto dilettantismo e troppo spesso si critica tanto per far vedere che “noi sappiamo come si fa”, mentre questa cosa spesso dimostra il contrario e cioè che si dimenticano — o peggio ancora non si conoscono — le dinamiche che sono il pane quotidiano di chi fa questo lavoro.

Quante revisioni fanno venire l'orticaria ai creativi, quanti progress saltati all'ultimo minuto fanno venire l'ulcera ai project manager eppure è così che funziona. Ci sarà chi obietterà che saper fare il proprio lavoro significa non far “uscire” output non all'altezza (e già stiamo facendo un esercizio soggettivo), ma io la penso diversamente: il nostro lavoro è fare il meglio con i limiti che ti impone il cliente. E noi, in questo caso, questi limiti non li conosciamo.

Non voglio prendere neanche in considerazione le critiche del tipo “il mio falegname con 30€...”, mi sembra inutile parlarne. Per non parlare delle chiacchiere sul budget, vuol dire davvero non sapere di cosa si parli. Se però affrontiamo la cosa in maniera più profonda capiamo che quello che è successo a Open to meraviglia succede ogni giorno in ogni ambito. Siamo 60 milioni di creativi, vero, ma siamo anche 60 milioni di allenatori, di virologi, di politici, di industriali, etc. etc. etc. Quindi quello che questo episodio mi fa pensare è semplicemente che poche persone si fermino a guardare le cose provando a capirle, che la superficialità sia il vero problema di questi tempi. Quali siano le cause non lo so, ma io — nel mio piccolo — preferisco leggere e ascoltare senza sentirmi obbligato a giudicare con leggerezza il lavoro di tante persone con la presunzione di saper fare meglio. Quindi ben vengano le opinioni intelligenti, i dibattiti aperti e le osservazioni fatte da persone competenti ed misurate come te. Ecco una parola che mi piace molto: misura.

Grazie

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